Sul sito della Lega Pro da parecchio tempo compare un servizio che nemmeno Lega serie A e Lega B svolgono: l’aggiornamento, quotidiano, delle condizioni meteo delle sedi dove si svolgeranno le partite del turno di campionato in programma. Sole o pioggia, vento e temperature: il servizio meteo prova così a rendere più comoda la scelta del tifoso/spettatore, a metterlo in guardia da possibili criticità, a favorirne la scelta, a scegliere se (e come) intraprendere il viaggio o decidere l’acquisto del biglietto. Se oggi il servizio meteo fosse applicato per monitorare il clima dei rapporti all’interno del Palazzo calcistico, beh, chissà cosa segnalerebbe se ad esempio volesse “fotografare” le condizioni meteo tra Roma e Firenze, cioè tra Figc e Lega Pro. Bufera? Venti affilati? Temperature rigide, in picchiata? Le domande potrebbero trovare già una prima e importante risposta domani, quando cioè in via Allegri a Roma si riunirà il consiglio federale: è il primo dopo le esclusioni di Turris e Taranto dal campionato di Lega Pro, esclusioni che hanno riscritto la classifica del girone C e provocato un’ondata di polemiche, veleni, dichiarazioni, e che hanno riproposto il tema atavico (antico, si va avanti così almeno da due decenni) delle proprietà calcistiche e dei controlli sulla gestione dei club nel torneo di terza serie (altri club, come ad esempio Triestina, Messina e Lucchese, sono stati penalizzati e le ultime due paiono ancora a rischio esclusione). Tra queste dichiarazioni e prese di posizione, non sono passate certo inosservate le (diverse) posizioni – chiamiamole con eufemismo, distanze – tra il presidente federale Gabriele Gravina e il presidente della Lega Pro, Matteo Marani.
Investito, quest’ultimo, da una raffica (a tratti violenta e ingenerosa) di accuse anche da parte di chi, per mesi e per anni, ha martellato i vertici federali in materia di iscrizioni e controlli, dimenticando (volontariamente?) però di osservare come i controlli, le misure e gli adempimenti siano primariamente e principalmente di matrice federale e non della Lega (è così anche per Lega A e Lega B) e che siano materia da Noif: qualche maligno pensa (persino) che dietro questi attacchi ci sia (stato) il suggerimento dei vertici federali ma non sarà sicuramente così…In qualche caso si è registrato un vero e proprio fuoco di fila, una sorta di plotone di esecuzione, dimentico magari di quanto accaduto negli ultimi anni. Come dimenticare, ad esempio, il caso eclatante di tre anni fa quando il Catania fu escluso a tre giornate dalla fine, rivoluzionando non solo la classifica ma anche le sorti dei playoff?
Inciso statistico: dal 2000 sono fallite 185 società, l’83% (148) in terza serie; dal 2014 a oggi i punti tolti in classifica ai club (stipendi non pagati e contributi non versati, più altre inadempienze) sono stati in tutto 377 con 93 società penalizzate a stagione in corso. Gli anni peggiori tra il 2017 e il 2019: 68 punti di penalizzazione a stagione che hanno riguardato 11 e 12 società. E chi c’era al comando, ai nastri di partenza della Lega Pro di quei due anni? Gabriele Gravina, che nell’ottobre del 2018 sarebbe poi diventato, per la prima volta, presidente federale. Chi poi ha (giustamente) parlato di partite farsa (i ragazzi schierati da Taranto e Turris) avrà però probabilmente rimosso dalla memoria il caso, ad esempio, del Pro Piacenza. Meglio però tornare all’attualità stringente.
Domani ci sarà un nuovo consiglio federale, e tra i punti all’ordine del giorno ve n’è soprattutto uno, il più scottante, il più stringente: “sistema licenze nazionali 2025/2026”. Il sistema delle licenze nazionali è stato approvato mesi fa: dopo l’approvazione (era tutto chiato da mesi) però (comunicato 145), al termine del consiglio federale, c’era stato un comunicato nel quale si annunciava che ci sarebbero state integrazioni e specificazioni. A oggi non ancora pervenute. Arriveranno domani? Chissà, intanto sarebbe interessante assistere dal vivo alla riunione nella sala “Paolo Rossi” di via Allegri, lì dove siederanno i (freschi) consiglieri federali. Che clima si respirerà? Cosa si diranno Gravina e Marani? Il primo, proprio due anni fa, era stato il principale sponsor dell’elezione del giornalista come presidente di Lega Pro (da sempre bacino elettorale, qualcuno dice feudo, di Gravina) dopo il siluramento di Ghirelli, costretto alle dimissioni dopo il rovesciamento di fronte. Qualche mese dopo si era registrata la prima fibrillazione , perché pare che Gravina poco avesse apprezzato la comunione di intenti tra Marani e i vertici della Lega serie A, al tempo ancora assai distante dalle sue posizioni . Poi le distanze si erano riavvicinate. Distanze ampliatesi poi di nuovo negli ultimi (caldi) mesi. Il motivo? La diversa visione sui controlli (e sugli adempimenti, innanzitutto) economico-finanziari e sugli interventi urgenti da adottare per evitare (ancora una volta) lo sfacelo nel campionato di terza serie.
Il presidente della Lega Pro a sollecitare «criteri di iscrizione al campionato più severi e stringenti , perché la Lega è consapevole delle criticità economico-finanziarie che riguardano il calcio italiano. Il tema è di vecchia data, almeno ventennale: alcune cose sono state riformate ma ne servono altre di tipo strutturale. Come Lega Pro abbiamo dato la nostra disponibilità al presidente federale per quanto riguarda le iscrizioni ai campionati. Altra esigenza, anche con l’aiuto del governo, è quella di creare un sistema di selezione sulle nuove proprietà, garantendo una sostenibilità e una trasparenza maggiore. Confidiamo che il calcio italiano, tutto unito, possa migliorare la propria salute. Personalmente, nell’ultima assemblea federale, ho ricordato che il calcio italiano perde 700 milioni di euro all’anno, ai quali la Serie C concorre in minima parte». Il presidente federale, invece: «La situazione è diventata insostenibile. Le criticità economico-finanziarie che riguardano tutto il calcio si acuiscono in modo particolare in Lega Pro, imponendo una riflessione seria. Mi appello al senso di responsabilità delle componenti federali affinché tutti facciano la propria parte: torniamo a discutere di una riforma, magari partendo dalla bozza che ho proposto un anno fa e senza arroccarsi dietro il cosiddetto diritto d’intesa, che abbia l’obiettivo di rendere finalmente sostenibile il calcio italiano».
Queste frasi risalgono a un mese fa. Marani a chiedere che da subito, cioè per l’iscrizione al prossimo campionato, la Federazione inserisca alcuni parametri (come quello dell’indice di liquidità) come criteri validi ai fini dell’ottenimento della licenza nazionale e che non valgano solo come operatività sul mercato, il presidente federale invece a puntare tutto su una riforma dei campionati, una riforma che tiene nel cassetto da almeno quattro anni (famoso il piano “Fenice”, leggi qui) ma sempre accartocciata e osteggiata, come poi anche l’inserimento dell’indice d liquidità come parametro per iscrizione ai campionati (come dimenticare la batosta subita nella causa intentata dalla Lega A tre anni fa, e come non osservare che, a differenza dei propositi, anche quest’anno sia arrivata manna dal cielo.) Nel sistema di licenze nazionali approvato per il 2025/2026 gli indici e i parametri (come quello della liquidità) sono ancora relativi al mercato…La diversità di vedute ha provocato fastidi e imbarazzi: pare che il presidente federale non avesse “gradito” le istanze di Marani, considerato un possibile rivale in ottica futura, mentre Marani non pare avesse gradito il fuoco di fila dimentico delle attuali regole…
Il tema tornerà sicuramente assai caldo domani, in consiglio federale. Ieri Marani ha detto: «L’affetto e la vicinanza dei club sono la cosa che mi dà più soddisfazioni, sono società tutte responsabili e vicine alla Lega, anche con segnali forti. Questa governance sta cercando di portare i massimi risultati a questa Lega. Il tema principale è la sostenibilità, da ora in avanti vogliamo più garanzie anche da chi deve partecipare a questo campionato, con un più ferro sistema di controlli, che riguardi alcuni precisi parametri. La Lega conferma la disponibilità al presidente federale per rafforzare il sistema di controlli all’ingresso dei campionati e, in questa ottica, chiederemo che i parametri individuati per i tre indicatori economico-finanziari (liquidità, indebitamento, costo del lavoro allargato diventino requisiti di ammissione al campionato Serie C, se possibile già a partire dalla prossima stagione, consentendo un efficace controllo preventivo già in fase di concessione della Licenza Nazionale». Cosa ne verrà fuori domani?
Sulla questione delle riforme, Gravina continua ad avere questa idea: la diminuzione delle squadre professionistiche che rientri nell’approvazione di un nuovo piano industriale e sistemico. Persa (per ora) la battaglia della riduzione in serie A, recalcitrante la Lega B su eventuale riduzione, il tema si sposta sulla terza serie, dove vi è una disparità (evidente) tra club che hanno e impiegano ingenti risorse pur di ottenere la promozione in B e altri club che hanno come bacino di utenza, impiego di risorse e obiettivi, profili assai diversi. Dunque, profittando del decreto legislativo del 2021 che ha inquadrato il lavoro sportivo nel semi-professionismo, arrivare a una trasformazione della terza serie, creando una sorta di B d’Eccellenza (una sorta di B/2 a venti squadre) e poi un campionato di serie C, riducendo così una parte della tassazione. La B d’Eccellenza farebbe così da cuscinetto tra il professionismo vero e proprio e il semi-professionismo, più vicino al dilettantismo. Certo, si porrebbe poi una questione (tra tante): la B d’eccellenza passerebbe sotto il controllo della Lega B o resterebbe a Firenze? Alle domande, vanno aggiunte alcune considerazioni.
La Lega Pro di Marani è quella che si è “più sacrificata” nell’operazione di maquillage voluta da Gravina per “cambiare” (senza cambiare”) i pesi elettorali tra le componenti federali : in cambio del – 6% e di un consigliere (passati da tre a due compreso il presidente, il secondo consigliere federale in quota Lega Pro è Sebastiani del Pescara, l’uomo tra i 57 presidenti di Lega Pro più vicino a Gravina…) la Lega Pro ha ottenuto un “aumento” della fetta di mutualità, in ragione di una percentuale che dovrebbe portare ad un maggiore introito di circa 10 milioni di euro, da dividere però per 57 club: spiccioli, praticamente. Poi: attualmente, per i passaggi societari, le norme previste dalla Noif prevedono che, in caso di passaggi di quote azionarie superiori al 10%, siano previsti una serie di carteggi (casellario giudiziario, lettera dell’istituto di credito) che non certo favoriscono la trasparenza, l’assunzione di impegni e la verifica sulle proprietà: diverso sarebbe il caso se venissero introdotte fideiussioni…Tutte norme che sono in capo alla Figc. Che coltiva, col suo presidente, la velleità di riforme. Quella, eventuale, dei campionati, certo non potrebbe partire da subito, mentre da subito la Lega Pro invoca cambiamenti negli adempimenti e nei controlli. La riforma potrebbe entrare in vigore tra due anni, se però venisse attuata in questi mesi. Difficile...
Altro punto. La fissazione degli adempimenti e della serie di controlli (certo, responsabilità le hanno anche le Leghe) sono in capo alla Covisoc, organo indipendente di controllo in seno alla Figc. E qui si arriva ad un altro tema assai scottante. E attuale. Anzi, attualissimo. Anche e soprattutto perché siamo a fine marzo, e nel sistema di licenze approvato per la prossima stagione gli adempimenti e i controlli per definire le misure degli adempienti che i club dovranno ottemperare sono previsti tra aprile e maggio. A chi toccherà fare le verifiche, a chi toccherà decidere sulla correttezza degli adempimenti?
Più di un anno fa il Governo aveva fatto irruzione, decidendo la creazione di un’agenzia (chiamata in prima battuta Autority) che nel giro di meno di un anno avrebbe dovuto prendere il posto della Covisoc rilevandone sostanzialmente tutte le funzioni, ricevendo un fiume di polemiche da parte del mondo calcistico (e del Coni). Nelle intenzioni del governo e del ministro dello Sport Andrea Abodi l’Agenzia avrebbe dovuto entrare in servizio al massimo ad inizio 2025, per fare in modo che potesse realmente incidere sulla prossima stagione calcistica. Ad oggi, a parte sponsorizzazioni e veleni, non è stata ancora definita la sua composizione (di diritto vi entrano alcuni profili, come il presidente dell’Inps e il direttore dell’Agenzia delle Entrate): le nomine e l’insediamento vengono dati per imminenti ma al momento non è ancora comparso nulla. Sul sito del Dipartimento dello Sport compare però un altro bando, in scadenza il 10 aprile: è una manifestazione d’interesse “per la selezione di 4 componenti del nucleo per il supporto nella valutazione tecnica delle candidature pervenute per la realizzazione di grandi eventi sportivi a carattere internazionale”.
Un’altra manifestazione d’interesse è invece scaduta il 21 marzo. È quella indetta dalla Figc il 10 marzo, per la quale, in dieci giorni (siamo alle solite, tempi e modalità sempre ristretti), sarebbero state raccolte le domande per la nomina a componente della Covisoc, domande con in allegato i requisiti che devono poi essere valutati. Il bando si è reso necessario perché un componente della Covisoc si è dimesso, e dunque la Commissione di vigilanza sulle società professionistiche, andava integrata. Nell’ordine del giorno di domani del consiglio federale c’è anche il punto: “nomine di competenza”. Ci sarà anche quella relativa al nuovo componente della Covisoc? È un punto interessante, anche perché a questo punto è logico pensare che sarà ancora una volta la Covisoc ad esprimersi sulle iscrizioni dei club alla prossima stagione…
L’organo, in questi ultimi due anni, è diventato un organo a tempo, un organo nel quale si entra e si esce rapidamente, caratterizzato da dimissioni, addii silenziosi, polemiche e veleni. Partiamo (solo) dalla carrellata dal 2019 in poi. Nominata a novembre 2019, nella nuova Commissione si era dimesso a giugno 2020 il presidente Maurizio Longhi e al suo posto come presidente era stato nominato il professore Paolo Boccardelli; l’anno dopo se ne sarebbe andato l’avvocato De Siena (sostituito dal tributarista Marini), e l’anno dopo se ne sarebbe andato l’economista Barile, rimpiazzato dalla giudice del Tar Germana Panzironi. Tre sostituzioni in meno di quattro anni. Avvicendamenti e sostituzioni sarebbero poi proseguiti. A novembre 2023 via Boccardelli, Castriota Scandberg e Paparella, dentro il nuovo presidente (Panzironi), il magistrato Mezzacapo, l’avvocato (dello Stato) Galluzzo, il giudice amministrativo Fanizza (estensore, pochi mesi fa, di un giudizio che ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo alla Figc, leggi qui) e confermato il solo Marini. Una commissione che sarebbe rimasta in carica però solo pochi mesi. Dimissioni di massa (e di protesta?) a giugno 2024, dopo l’approvazione del Decreto nel quale si prevedeva l’istituzione dell’Autority. Un congedo salutato così da Gravina. «Comprendo le ragioni di questa scelta e mi rammarico del fatto che il mondo dello sport perda figure di così alto profilo, ringrazio la presidente Panzironi e i componenti per la competenza e l’imparzialità che hanno mostrato sin dal primo giorno della loro nomina». E così la Commissione, nella quale risaltava lo sbilanciamento in favore di componenti di natura legale-amministrativa rispetto a quella contabile-finanziaria, avrebbe operato per soli sei mesi. Un addio tra i veleni e i misteri. Da questa “costola” sarebbe poi nata una nuova Commissione, nella quale veniva nominato Tommaso Miele come presidente, e come componenti oltre al confermato Marini, Roberto Benedetti, Chiara Grassi e Laura Santoro (alcuni tra i tanti articoli, sulla Covisoc: leggi qui e qui e qui) Una Commissione che ha però ha perso, in questi giorni, un altro pezzo: pur senza un comunicato ufficiale, leggendo la composizione sul sito ufficiale della Figc, manca Chiara Grassi. A questa osservazione si è poi aggiunto il bando per la manifestazione d’interesse (comunicato ufficiale 189/A) dell’11 marzo scorso. Il bando scadeva il 21 marzo, probabile dunque che presto arrivi la nomina del quinto componente che integrerà la Covisoc. E, a questo punto, toccherà alla Covisoc e non all’Autority, esprimersi sulle imminenti richieste di ottenimento della licenza nazionale. Detto poi che al segretario della Covisoc – l’esperto Giuseppe Casamassima se ne occupa da oltre vent’anni -nel nuovo ordine di servizio federale deciso da Gravina è stato affidato l’incarico di “coordinamento dello staff del segretario generale a riporto del segretario Brunelli” (a proposito Valentina Battistini, moglie del segretario generale, è stata eletta, dopo le elezioni bis, presidente della LND Lombardia), resta da fare un’ultima, delicata assai, osservazione.
In scadenza la Covisoc, sono soprattutto in scadenza gli ispettori che materialmente si occupano delle verifiche contabili e finanziare delle società. Sono poco più di settanta, erano tutti in scadenza il 31 dicembre 2024 ma, visti i ritardi nella creazione dell’Autority, erano stati “prorogati” fino al 31 marzo 2025. Siamo nella fase calda dei controlli, tra meno di due mesi bisognerà tirare le fila: a chi toccherà fare i controlli, arriverà una nuova proroga agli ispettori e toccherà ancora alla Covisoc?
Autore: Redazione
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