La Trenta Editore ha intervistato il gastronauta potentino Mario Garramone che ha scritto un libro sui panini e su questo prodotto che oggi è una vera e propria “arte”, reinterpretato da chef e appassionati di cucina in chiave gourmet.

Ciao Mario, cominciamo l’intervista con un piccolo trabocchetto. Descriviti in 30 parole!

Sono un eterno Peter Pan, imprigionato ahimè nel corpo di un cinquantenne, che vive in maniera scanzonata, coltivando la passione per la grafica, i computer e il buon cibo! Fiuuu penso di essere riuscito a “condensarmi” nelle 30 parole della sfida!

Il tuo libro Paninarium ci porta in un viaggio nel mondo dell’arte panino attraverso varie ricette anche del mondo. Ogni ricetta è accompagnata da curiosità e legata anche a dei simpatici personaggi-maialini realizzati con AI e illustrati in computer grafica. Puoi raccontarci da dove arriva l’idea e l’ispirazione? Raccontaci qualche aneddoto della sua produzione.

L’idea di realizzare un libro di ricette che parlasse specificatamente di panini nasce dall’amore per i salumi che mi porto dietro sin dall’infanzia allorché mia madre, accompagnandomi a scuola, si fermava in salumeria per farmi preparare dal paffuto pizzicagnolo di quartiere i panini all’olio farciti che avrebbero reso ancora più allegra la ricreazione di metà mattinata.
Nel corso del tempo ho preso l’abitudine di annotare tutto ciò che mi colpisce (ingredienti, preparazioni, abbinamenti) in una sorta di diario di bordo che è divenuto la base, insieme all’equazione {amore per i panini + esperienza nel campo della comunicazione + passione per la tecnologia}, per scrivere Paninarium. Ho sempre desiderato leggere un libro che uscisse dai classici canoni del ricettario, un libro dinamico e fuori dagli schemi, un diario disordinato del gusto che cambiasse la prospettiva del lettore e che lo coinvolgesse con immagini ed illustrazioni nuove e non le classiche foto ricette. Non avendo mai trovato un libro del genere, parafrasando il mitico Giorgio Faletti, ho deciso di scrivermelo da solo e, utilizzando le grandi possibilità che l’Intelligenza Artificiale ci ha aperto negli ultimi anni, ho generato le immagini dei maialini antropomorfi che illustrano i panini e che prendono il posto delle classiche fotografie delle ricette finite. La parte più bella e creativa è stata lo studio delle tradizioni delle nazioni del mondo per poter “insegnare” all’intelligenza artificiale come generare le immagini dei costumi dei maialini e riprodurre così le caratteristiche uniche delle diverse culture descritte nelle ricette del libro. Un viaggio fantastico che mi ha arricchito a livello personale e che rappresenta il vero premio alla fine di più di un anno di lavoro.

Hai un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontaci perché.

Sarò campanilista ma ho cominciato a scrivere la prima ricetta del libro dedicandola alla mia terra, la Basilicata che rappresenta, nel panorama enogastronomico italiano, uno scrigno infinito colmo di colori, sapori e tradizioni inimitabili, frutto di secoli di cucina povera ma capace di esaltare gli ingredienti unici di cui è pieno il nostro territorio. Il panino LUCANO, in tal senso, è lo specchio di questa filosofia che, equilibrando i sapori  di  ingredienti tipici come il baccalà ed i famosissimi peperoni cruschi di Senise, racconta il cuore ed il fascino della Lucania in ogni morso. Non a caso alla fine della ricetta concludo dicendo che assaporando questo squisito panino “hai che t’magnà!” (Vedrai cosa mangierai!)

Per Trenta Editore la “Buona Tavola suscita emozioni”, cosa rende speciale la tua tavola?

La mia tavola, proprio come le ricette del mio libro, è fatta di molti ingredienti; è fatta di sfumature, di colori, di sapori e, soprattutto, di passione. Alla mia tavola non possono mai mancare gli amici, così come quando da ragazzo mia madre cucinava per tutta l’allegra brigata dei miei compagni; alla mia tavola non possono mai mancare la famiglia e i parenti come le immense tavolate delle feste di Natale o le serate a tema dedicate alla scoperta di nuove ricette trascorse insieme a mia moglie Anna Maria, le mie figlie Camilla e Giulia ed il mio fedelissimo cane Alex, divenuto anche lui un vero e proprio buongustaio a quattro zampe. L’amore per il buon cibo e la convivialità sono ingredienti imprescindibili dei piatti della mia tavola, non a caso all’interno del libro campeggia, scritta su due grandi pagine centrali, la frase “In ogni ricetta, in ogni preparazione, l’ingrediente più importante è sempre e solo…il cuore!”

Qual è la tua personale definizione di creatività?

La creatività a mio modo di vedere è la capacità, insita in ognuno di noi, di guardare il mondo da angoli differenti elaborando tutte le esperienze cognitive che facciamo nel corso della vita. Tutto il bello che riusciamo a raccogliere a livello di input e che accumuliamo inconsciamente, ci porta ad arricchire il nostro bagaglio creativo che, all’occorrenza, apriamo ed utilizziamo per risolvere problemi o produrre qualcosa di bello.Di creatività mi nutro sin da bambino quando mio padre mi portava al cinema a vedere tantissimi film che mi facevano sognare ad occhi aperti, oppure quando mi faceva ascoltare le emozionanti colonne sonore di Ennio Morricone, o ancora quando mi insegnava la straordinaria arte degli origami o mi faceva provare qualche trucco di prestidigitazione. Un infanzia mai banale la mia, che mi ha fatto crescere e diventare quello che sono oggi, perché guardo ogni cosa con interesse e curiosità per apprendere quanto più possa aiutarmi a riempire la mia personale valigia dei sogni.

Esiste un’effervescenza che possa definirti? Quel particolare sapore che potrebbe descrivere la tua personalità, la tua storia e il tuo vissuto.

Da abitante del Sud Italia penso che il sapore che riesce meglio a descrivere la mia personalità sia il “piccante”, utilizzassimo sopratutto nella cucina della mia terra. Il peperoncino sa mettere allegria a qualsiasi piatto lo si associ e rende “scoppiettante” anche la pietanza più normale. Allo stesso modo chi mi conosce sa che la mia personalità eclettica e fuori dagli schemi, il mio modo di fare guascone e coinvolgente, finisce sempre per strappare una risata sincera a chi mi sta vicino. Il vero problema lo ha mia moglie che deve quotidianamente gestire un attempato cinquantenne che ragiona e vive col cervello di un quindicenne innamorata di fumetti, videogiochi, computer e altre facezie del genere.

La Buona Tavola e il futuro, qual è la tua visione?

Per come la vedo io la sinergia tra buona tavola, e quindi la tradizione, e le tante innovazioni  che il futuro ci metterà a disposizione, partendo ad esempio da un uso più intenso e specifico dell’AI, ci porteranno verso un tipo di Cucina 2.0, in cui ingredienti alternativi e metodi di preparazione sempre più sofisticati apriranno nuovi orizzonti al nostro modo canonico di guardare al cibo. La cosa di cui sono convinto, però, è che nessun processore o rete neurale potrà mai soppiantare il retaggio storico di creatività e romanticismo che l’arte culinaria porta con se e che ha la capacità di far emozionare noi piccoli “chef” casalinghi ogni qualvolta ci cimentiamo nella preparazione dei nostri piatti e delle nostre ricette.

Sezione: News / Data: Ven 11 aprile 2025 alle 17:44 / Fonte: trentaeditore.it
Autore: Redazione
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