«In questi giorni, presso la Casa del Littorio, una squadra di operai lavora di piccone per scavare le fondamenta di una nuova costruzione: la Torre del Littorio […] Tale Torre è stata infatti voluta dal Fascio di Biella, che provvede attraverso il generoso concorso di enti a realizzarla, per fissare nel tempo il ricordo di quello che sarà l’evento più atteso e più caro di Biella fascista: la visita del Duce».
Con queste parole cariche di enfasi il 27 giugno 1938 il bisettimanale "Il Popolo Biellese" informò i suoi lettori dell’iniziativa promossa dal Fascio di Biella, relativa alla costruzione di una torre alta 30 metri per celebrare il passaggio in città di Benito Mussolini, previsto per la fine di ottobre di quell’anno. «Dovrà […] testimoniare negli anni – aggiunse il giornale fascista – la gioia che di se ha pervaso nel fausto anno XVI [1938] i cuori di tutti i biellesi, lo slancio e l’entusiasmo che hanno fatto dell’intera cittadinanza di Biella un’anima sola da offrirsi al Grande Condottiero, al Fondatore dell’Impero».
Il progetto e la direzione dei lavori furono affidati all’ingegnere Federico Maggia, non nuovo a commesse di tal genere: già due anni prima aveva infatti realizzato sulla cima del monte Mucrone, sempre per conto del Fascio di Biella, il «Faro dell’Impero», ardita opera commemorativa dei Caduti della guerra italo – etiopica.
Originario di Pettinengo, erede di un’illustre famiglia di progettisti la cui attività aveva avuto inizio alla fine del Settecento (il bisnonno Giovanbattista aveva diretto i lavori per la sacrestia del Duomo di Biella e per la facciata di Palazzo Lamarmora, il nonno Gaspare, considerato il maggiore architetto neoclassico biellese, aveva progettato la sistemazione di piazza Duomo e la facciata del Seminario, mentre il padre Salvatore, specializzato in linee ferroviarie, aveva lavorato per lo più all’estero) Federico Maggia, classe 1901, si era laureato nel 1925 al Politecnico di Torino presentando una tesi sul progetto di una linea ferroviaria Biella – Ivrea (che contemplava anche lo scavo di una galleria sotto la Serra) e aveva iniziato la sua carriera lavorando per il Municipio di Torino.
Non è da escludersi che a ispirarlo nel progetto della Torre Littoria fosse stata l’omonima costruzione realizzata nel 1934 nel capoluogo piemontese, nei pressi di via Roma.La domanda di autorizzazione a procedere ai lavori nell’area compresa tra la Casa del Fascio (oggi sede dell’Agenzia del Territorio) e il complesso del Museo e della Biblioteca civica fu presentata all’Ufficio Tecnico del Comune di Biella l’8 giugno 1938; in essa l’ing. Maggia fece richiesta che «l’opera, dato il suo particolare carattere, [fosse] dichiarata esente dal dazio sui materiali di costruzione».
La risposta positiva del Comune arrivò l’8 luglio: tre giorni dopo presero il via i lavori, affidati all’impresa Tarabbo Giuseppe e figli.
La spesa stimata per la realizzazione dell’opera, comprensiva di eventuali imprevisti, era di 165.000 Lire (corrispondenti a circa 140.000 €): 56.610 Lire per lo scavo delle fondazioni, la realizzazione della struttura portante in cemento armato, le solette, le rampe e i pianerottoli delle scale, la muratura dei mattoni; una cifra di poco inferiore (54.870 Lire) richiedevano il rivestimento in lastre di travertino, il tetto, i pavimenti a grosse scaglie di marmo e in graniglia, le porte interne ed esterne, le vetrate esterne; 31.520 Lire andavano invece impiegate per la costruzione della parte superiore della struttura, il balcone e la passerella di collegamento con la Casa del Fascio, le ringhiere, le coloriture e le decorazioni; infine 12.000 Lire per gli impianti di riscaldamento a termosifone, di illuminazione elettrica e parafulmine.
L’ing. Maggia calcolò in circa 25.000kg la quantità di ferro tondino omogeneo necessaria per le intelaiature e i solai di cemento armato, alla cui fornitura avrebbe dovuto provvedere il Commissariato per le Fabbricazioni di Guerra.
La rapidità con cui furono portati avanti i lavori riscosse il plauso de "Il Popolo Biellese", che il 1 settembre 1938 proclamò: «In poche settimane la Torre del Littorio ha drizzato la sua scheletratura. Un’opera che altri avrebbero affrontato avendo avanti a se un largo spazio di tempo, è stata invece compiuta, o per lo meno sarà compiuta, nel giro di poco più di due mesi».Anche se in realtà ci sarebbe voluto ancora un mese e mezzo prima che i lavori giungessero al termine, è innegabile che il lasso di tempo impiegato per la costruzione della torre fosse comunque estremamente esiguo.Il 24 ottobre il giornale diretto da Vittorio Sella pubblicò la fotografia della Torre Littoria ormai quasi ultimata; la didascalia recitava: «Qualche giorno ancora e poi la Torre Littoria si mostrerà alla cittadinanza biellese in tutta la sua snella ed ardita mole».Si era già provveduto a rivestire l’edificio con il marmo travertino e alla sua sommità, su entrambi i lati, spiccava la scritta a caratteri cubitali «Dux»: «Tale scritta sarà incorniciata da un filo di luce al neon che la farà visibile, alla sera, da lunga distanza».Per inaugurarla si attendeva solo di ricevere la conferma della visita del duce, conferma che tardava però ad arrivare.Il motivo di tale incertezza fu reso noto dallo stesso bisettimanale fascista: «Non essendosi ancora completamente chiarita l’atmosfera internazionale [erano trascorse solo poche settimane dalla conferenza di Monaco di Baviera, che aveva scongiurato il concreto rischio di una guerra tra la Germania di Hitler e la Cecoslovacchia per risolvere la controversia sul territorio dei Sudeti] il viaggio che il Duce doveva compiere in questi giorni a Torino [e nelle altre province piemontesi] è stato rinviato in epoca da destinarsi entro l’anno XVII [il 1939]».
L’attesa durò fino alla primavera successiva. L’8 maggio 1939 fu diramato il comunicato che annunciava l’imminente visita (17 – 18 maggio) di Mussolini a Vercelli e Biella.Lo stesso giorno l’ing. Maggia comunicò alla ditta Fratelli Pallavicini di Acqui la data esatta (18 maggio 1939) da aggiungere alla stele di marmo che andava posta sopra la porta d’ingresso; sulla copertina del balcone del primo piano era stato invece inciso il motto fascista «Credere, Obbedire, Combattere».
Mussolini giunse a Biella nel tardo pomeriggio di giovedì 18 maggio 1939, a bordo di una littorina della linea Biella – Novara.Accolto alla Casa del Fascio dal segretario politico Lino Bubani e da tutto il Direttorio al completo, il duce si portò poi nei pressi della torre innalzata in suo onore: «Attraverso all’Ufficio di Segreteria – scrisse "il Biellese" – il Duce va ad inaugurare l’attigua Torre Littoria innalzata dal Fascio di Biella a perenne ricordo della visita del Duce. La snella e alta torre domina sulla folla grandiosa che evoca il Duce al balcone della Torre stessa. Il Duce sale fino al più alto balcone della torre e di lassù risponde sorridente alle altissime invocazioni della folla sottostante […] Poi il Duce lascia la torre e il Palazzo Littorio e […] s’avvia […] alla Basilica di San Sebastiano».
La Torre Littoria aveva così ricevuto il suo battesimo ufficiale, come recitava la stele apposta sopra l’ingresso: «Benito Mussolini Duce del Fascismo Fondatore dell’Impero questa Torre inaugurava il 18 maggio 1939 XVII».
Curiosamente il decreto di abitabilità tardò però ad arrivare: nel luglio del 1940 il podestà Giuseppe Serralunga sollecitava ancora l’ing. Maggia a provvedere al collaudo delle opere in cemento armato della torre.
Biella nel 1935 conosce un nuovo sistema espansivo del suo tessuto urbano nell’area sud, dove fu eretto lo stadio comunale Alfonso Lamarmora.
L’impianto si caratterizza per un rigore costruttivo privo di ogni decorazione, ponendosi come una pura struttura composta d’intonaco cementizio.
Sopra le gradinate principali, è stata posta una pensilina in calcestruzzo molto ampia.
L’entrata principale è caratterizzata da una forma speculare.
Difatti, le biglietterie, forate da piccoli sportelli vetrati per la distribuzione dei tagliandi, sono poste ai lati del cancello primario.
Le uniche decorazioni, se così si possono chiamare, sono le aquile posate su due pilastri eretti accanto all’ingresso.
Le curiosità particolari dello stadio Lamarmora sono molte: il primo riguarda le due aquile, le quali originariamente si trovavano nel vicino piazzale della stazione ferroviaria Biella-Novara. Il secondo riguarda, la sua cerimonia d’apertura, che avvenne il 17 giugno del 1936, in occasione del centenario della fondazione del corpo dei Bersaglieri. Il terzo e ultimo riguarda il nome dello stadio.
Nel 2008, all’impianto fu aggiunto il nome del calciatore e Commissario Tecnico della nazionale italiana, biellese di nascita: Vittorio Pozzo.
I progettisti della struttura furono: l’architetto e ingegner Aldo Vannacci, impresario che tra l’altro si aggiudicò l’appalto per la costruzione, l’ingegner Aldo Macaluso e l’architetto Mario Mencarelli.
Lo stadio con l'arrivo della Juventus Next Gen e la Juventus Women è stato rinnovato mettendo a norma ulteriori 600 posti nelle tribune popolari, arrivando così a poter ospitare circa 2.000 spettatori ad evento.
Autore: Redazione
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