«Non sono qui a cercare scuse, la scelta di affidare il Bari ai De Laurentiis è stata mia ed è soltanto mia. Mi prendo tutta la responsabilità». Cosi l’ex sindaco, Antonio Decaro, ha dato il via al faccia al faccia con i tifosi biancorossi tenutosi ieri al Teatro Abeliano, un incontro organizzato per fare chiarezza sulla multiproprietà del club, avviata nel 2018. Come noto, i tifosi biancorossi contestano la cessione del Bari, fallito e ripartito dalla serie D, alla Filmauro, già proprietaria del Napoli. L’affidamento del titolo sportivo fu decretato proprio dall’allora sindaco Decaro, oggi presidente della commissione Ue per l’Ambiente.
Un teatro pieno a metà per un dibattito filato senza troppi intoppi, quello di ieri pomeriggio, mentre in sottofondo si udivano i cori e i tamburi di circa 500 ultras che hanno deciso di non partecipare al confronto e di manifestare il loro dissenso. «Quella di oggi è una battaglia impari, siamo stanchi di questa situazione, devono andarsene», hanno urlato i tifosi nei loro cori di protesta. L’ex sindaco lo ha chiarito fin da subito: «Non sono qui per fare campagna elettorale. Quella che stia facendo questo incontro per i voti è l’accusa più assurda, parlare del Bari non porta consenso per chi si voglia candidare per un incarico regionale». E aggiunge: «È stata la scelta politica amministrativa più difficile dei miei 10 anni da sindaco».
Video e documenti alla mano, l’ex sindaco ha ricostruito insieme ai tifosi il processo che ha portato all’affidamento del Bari ai De Laurentiis e risposto alle loro domande. La prima contestazione è arrivata per il rifiuto della proposta degli Hartono, i ricchissimi proprietari del Como. «Non hanno presentato la documentazione necessaria, la loro proposta non era assolutamente valutabile. Non avevano un progetto sportivo, un business plan, nulla», come dimostra anche l’email indirizzata al sindaco pochi giorni prima la scadenza dei termini per l’iscrizione del Bari al campionato, in cui promettevano, «se avessero avuto più tempo a disposizione», di presentare un piano quinquennale.
«Avevamo 5 giorni di tempo per consegnare tutto alla Figc, voi vi sareste fidati?» ha dichiarato l'europarlamentare. A fine luglio 2018, precisamente il 23 luglio, su richiesta della Figc fu pubblicata la manifestazione di interesse - «la prima del genere in Italia», ha detto Decaro - per affidare il titolo sportivo del Bari. La data ultima per l’iscrizione al campionato era stata fissata al 6 agosto.
«Parteciparono 11 società - ha ricostruito Decaro - la documentazione completa fu presentata solo da tre società. La commissione valutò l’esperienza già maturata a livello professionistico, quindi sia i De Laurentiis che un’altra società, demandando a me la decisione definitiva. Io scelsi De Laurentiis e oggi, per le condizioni che c’erano allora, rifarei la stessa scelta. Quando era in piedi la manifestazione di interesse, mandai ai De Laurentiis, ancora potenziali proprietari, alcuni pezzi del film “Una meravigliosa stagione fallimentare”, dello stadio pieno, e li ho convinti così a partecipare»».
Quanto alla Serie A sfiorata nel 2023, che avrebbe imposto ai De Laurentiis di vendere il club, Decaro ha affermato che «avevano ormai venduto, erano tre persone e io le ho conosciute», riferendosi a chi avrebbe dovuto acquistare il club in caso di promozione. «Erano tre imprenditori italiani. Però non siamo andati in Serie A».
«I De Laurentiis - ha continuato - non hanno mai avuto intenzione di investire sulle infrastrutture, né sulle giovanili, per quanto abbiano espresso un interesse. Ma io, ho bussato alle porte di chiunque. Mi sono rivolto agli imprenditori baresi, a Cairo, Red Bull, chiunque. Erano 12 persone e poi si sono anche arrabbiati… li ho ringraziati e continuo a ringraziarli perché si sono messi a disposizione della città. Ma tra i professionisti del settore e un gruppo di imprenditori ho scelto i professionisti».
«Una volta - ha ricordato poi - ho avuto la telefonata di un esponente del Pd per raccomandarmi Lotito, ed io ho risposto che c’era la manifestazione d’interesse perché i tifosi cercavano la trasparenza. De Laurentiis l’ho cercato io, non mi è stato raccomandato da nessuno. Abbiamo evitato così la speculazione». E sul rischio proroga della multiproprietà nel 2028, per Decaro non c’è nulla da temere: la norma europea stringente non lo permetterebbe.
«Lo scorso anno - ha continuato - ho parlato con i giocatori, uno per uno, ho parlato con toni pesanti, soprattutto quelli che avevano un contratto a scadenza. Quel giorno sono stato violento, ho stretto la mano solo a Di Cesare, quelle persone non ci hanno messo l’impegno. Come tifoso mi sento tradito, si è rotto un rapporto che non si sanerebbe neanche andando in Serie A. Ho stigmatizzato in prima persona alcuni episodi e dichiarazioni».
Autore: Redazione
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