Attaccamento alle origini, voce fiera di chi è riuscito a guadagnarsi un posto tra i grandi attraverso il lavoro e il sacrificio. Perché Fortunato Varrà, ex Ds del Potenza, è un figlio della gavetta, partito dai campi di Eccellenza e arrivato fino in Serie A: “Io sono partito dal basso, sbagliando anche sulla mia pelle. Ricordo ancora l’anno che ho vissuto a Locri, con una società solida che mi ha messo nelle condizioni di poter lavorare in modo sereno. Il dilettantismo è stato il mio mondo, ti aiuta a capire quali sono i veri valori del calcio”, racconta a LaCasadiC.com
Anni in cui sono arrivate anche vittorie importanti: “Al primo anno abbiamo vinto campionato, Coppa Italia e Supercoppa, prima di iniziare un’altra grande avventura con il Castrovillari”. Un viaggio che, qualche anno dopo gli ha dato la possibilità di misurarsi con una società importante: “Ringrazierò sempre Pasquale Foggia per la possibilità che mi ha dato -dichiara-, a Benevento è cambiato tutto”. Il recente passato, invece, lo ha visto protagonista dalle parti di Potenza: “La famiglia Macchia mi ha dato una grande opportunità, sono contento che stiano finalmente raccogliendo i frutti di un lavoro partito da lontano. Sono felice per loro, per De Giorgio, per la tifoseria che è sempre vicina a quei colori, ma soprattutto per Enzo De Vito”, dichiara il dirigente calabrese.
E poi una precisazione. “La gratificazione più bella l’ho ricevuta proprio da lui, mi ha fatto i complimenti per tutto quello che ho creato li, gli ho lasciato in eredità una struttura importante con tanti giocatori di proprietà. Penso ad Armini, che poi è andato al Crotone, o a Saporiti, oggi ambito soprattutto in Serie B”. Ricordi, ma nessun rimpianto: “Lo scorso anno c’è stata un po’ una cappa negativa, abbiamo perso tante partite all’ultimo. Avevamo gente come Caturano, che si sta confermando, o Asencio e Schiattarella. Non gli ulitmi arrivati”. Sugli inizi, invece. “Quando sono arrivato c’era da ricostruire tutto, la società mi ha dato ampia disponibilità operativa sia per la struttura organizzativa che per quella sportiva. Adesso c’è un settore giovanile gestito direttamente dal Potenza. Ci voleva tempo -precisa-, e infatti i risultati si stanno vedendo“.
Tanti giovani talenti esplosi con De Giorgio, ma arrivati proprio durante la gestione targata Varrà: “Oggi si parla tanto di Verrengia, ma lo presi io dalla Roma portando poi a termine una buona plusvalenza con la cessione al Catanzaro. Così come Schimmenti o Mazzeo, che a me piace definire uno ‘scugnizzo’. L’ho scoperto a Napoli sui campi di calcetto, è cresciuto tanto e ora lo vedo molto più consapevole. Ogni sua vittoria è una mia vittoria“. Perché alla fine, dalle parole di Varrà, traspare sempre un concetto deciso: “Io cerco di guardare sempre al mio meglio e non al peggio per gli altri. La società è stata lungimirante dandomi ascolto, e oggi è stata premiata dai risultati. Non ha mai fatto una minusvalenza, riuscendo invece a creare un patrimonio notevole. Potenza è una piazza ambiziosa, con una tradizione importante -ribadisce- ma soprattutto con una tifoseria incredibile per la Serie C”.
Sul lavoro da Ds, invece, le idee sono chiare: “Diciamo che è una professione che ha subito tanto tanti cambiamenti nel corso degli anni. Non riguarda più solo il calciomercato, ma tante altre cose. Dalle relazioni con la stampa fino al rapporto con i tifosi. Ha una conformazione sempre più manageriale. È importante quindi studiare e aggiornarsi, cerco sempre di capire come funziona tutto. Dal Team Manager fino al segretario”. Ma anche un pensiero sulle cose da cambiare. “Nelle categorie inferiori ci sono tanti giovani talenti, bisogna saperci lavorare. Per esempio –specifica Varrà- limiterei il numero di stranieri nei campionati dilettantistici, ci sono sempre meno ragazzi che giocano a calcio. Io sono stato per tanti anni il capitano del Rosarno, per me era un grande orgoglio. Prima della riforme, ci sono tante altre cose da rivedere”.
Ma spesso, si sa, il percorso è caratterizzato anche dai risultati. “Purtroppo nel nostro mestiere dipende tutto da quello, poi si tratta anche di capire quanto e quale sia la pazienza di aspettare per una società. A Potenza alla fine sono mancati proprio quelli e alla fine ho pagato giustamente. Ma è anche vero che con me erano arrivati tanti ragazzi giovani, da Verrengia a Schimmenti, fino a Mazzeo e Saporiti. Ci volveva solo tempo. Ragionando sul lungo termine, il lavoro che ho svolto durante la mia avventura oggi sta vivendo di una luce positiva. Siamo stati la squadra più giovane, prima per minutaggio e terza in tutta Italia, arrivando a sfiorare anche i playoff nazionali. Forse mi è mancato solo il fattore ‘C’ (ride, ndr). Ho portato però tante idee”. Parole accompagnate anche da una constatazione. “Non lo so se esiste la meritocrazia, ho visto tante situazioni anomale nel calcio, spesso le parole vengono strumentalizzate e si montano dei casi. I presidenti vanno invece aiutati, perché spendono e le entrate sono sempre troppo poche”, precisa l’ex Potenza.
Forse è stata una costante nella carriera di Varrà, che dietro a quel prato e a quel prato verde ha sempre cercato di costruire i suoi sogni. “Ho tanti ricordi felici della mia carriera, le promozioni dalla B alla Serie A, aver avuto la possibilità di lavorare con professionisti come Inzaghi piuttosto che Caserta. Gli abbracci con Caturano dopo ogni gol, ho davvero tanti momenti impressi nel mio cuore. Se dovessi sceglierne uno -dichiara- ti direi però la vittoria del campionato con la squadra della mia città: il Rosarno”.
Nella lunga, e piacevole, chiacchierata c’è anche spazio per una menzione speciale. “De Giorgio è un professionista esemplare, un lavoratore che arriva prima di tutti al campo d’allenamento e andava via per ultimo. In lui ho sempre visto un grande futuro, ha lavorato con me anche nello scouting. Sono felice per quello che è riuscito a creare”. E sul futuro…”Come ho detto, la nostra vita dipende da un palo dentro o da un palo fuori. La mia passione, però, è sempre la stessa”. Partito dai campi polverosi fino ad arrivare nel punto più alto del calcio italiano. Guidato sempre da spirito di sacrificio e dedizione al lavoro, intanto per Fortunato Varrà è ancora grande la voglia di rimettersi in gioco.
Autore: Redazione
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