Mille e passa panchine tutte sempre con la stessa idea, basta fare un gol più dell'avversario. Se sono tanti meglio. Sembra una sciocchezza, una banalità, in realtà è una rivoluzione che dura ancora. Ci sono allenatori che sono andati al rogo per seguire le sue idee, ce ne sono altri che hanno fatto carriera semplicemente predicando l'opposto. Tanti lo amano e ne predicano il verbo, altrettanti lo odiano e lo considerano un fallito.

A 74 anni Zdenek Zeman accresce la leggenda del santo fumatore col suo quarto ritorno a Foggia (stavolta addirittura in Serie C),  il suo 4-3-3 non ha età e richiama alla memoria un periodo d'oro del calcio italiano in cui ci si scontrava anche solo per un'idea, per filosofia. Titoli  e luoghi comuni in sequenza: "Foggia mon amour", "Va' dove di porta il cuore", "Corsi e ricorsi storici", "La Grande Bellezza", "Chi si ferma è perduto", "Il ritorno dello Jedi", "La coscienza di Zeman" (Antonello Venditti, 1999). Lo Zeman dei primissimi anni '90, quello di Zemanlandia a Foggia, è anche più rivoluzionario del Sarri di oggi. Che del resto, come tanti altri, ne è un discendente.

Zeman, a Foggia, fa parte dell'epica del calcio italiano. Al formidabile trio d'attacco Signori, Baiano e Rambaudi corrispondeva un altrettanto formidabile trio fuori campo. Il presidente del Foggia Pasquale Casillo, il Re del Grano da San Giuseppe Vesuviano, responsabile di aver creato il fenomeno Zeman, il formidabile ds Peppino Pavone da Barletta con un fiuto da Bassethound per i talenti, e Zeman appunto. Nato a Praga, nipote di Cestmir Vycpalek, professore d'educazione fisica diplomato all'Isef, prime esperienze da allenatore tra i dilettanti in Sicilia, e fin da subito ossessionato dalla caccia al gol. 

Distratti dal grande calcio berlusconiano che sta rivoluzionando lo sport a colpi di miliardi, l'Italia non sa che in realtà Foggia è una grande piazza per il calcio, e fucina di allenatori leggendari da Oronzo Pugliese (quello di cui poi Lino Banfi su suggerimento di Liedholm, farà la parodia con Oronzo Canà) a Tommaso Maestrelli.

Diversamente dal calcio di oggi, dalla mania del possesso palla, Zeman è un fanatico del calcio d'attacco, assolutamente verticale, veloce, velocissimo. Lo pratica a qualsiasi costo, con tutti i giocatori, disinteressandosi quasi del tutto della difesa. Gli interessa solo "segnare un gol più degli altri". Se perde 4-3 dice solo che gli altri hanno fatto un gol in più, basta, amen.

Zeman diventa famoso per i suoi allenamenti, i giocatori saltano, salgono e scendono ossessivamente sui gradoni dello stadio. In ritiro li massacra con percorsi all'alba, prima ancora di colazione, nel bosco e nei gelidi ruscelli di montagna. A pranzo solo patate lesse e verdura. Zeman non ha calciatori, ha dei "navy seals" pronti a qualunque cosa, pronti a gettarsi nel fuoco per lui, senza paura e contro qualunque avversario. Appena promosso, il Foggia chiude la prima stagione di Zemanlanda (91-92) al nono posto, con 58 gol fatti e altrettanti presi. All'ultima di campionato ne prenderà 8 dal Milan. Ma è una festa di popolo, Foggia è alle stelle. E' ovviamente la peggior difesa della Serie A, ma anche un attacco inferiore solo a quello del Milan campione con Van Basten, Gullit e Rijkaard. Baiano fa gli stessi gol di Baggio con la Juve (16). In breve Zeman insieme al suo amico Arrigo Sacchi diventa il nuovo riferimento del calcio italiano, tanti si convertiranno alla nuova filosofia, spesso non riuscendoci e fallendo malamente. 

Nasce in quel momento l'epopea, per altro non assolutamente corrispondente a vittorie e trionfi, che per Zeman sono di tutt'altro tipo. E' un calcio fatto di ideali, che non guarda (purtroppo) ai risultati.

Pur non avendo mai masticato calcio Antonio Albanese, figlio di genitori siciliani, fu letteralmente preso dal fenomeno Zeman. Inventò il personaggio Frengo, telecronista maniaco dell'allenatore del Foggia. Non esiste nessuno che abbia sintetizzato meglio di Albanese il fenomeno Zeman. In uno storico sketch, ormai diventato un cult anni 90, l'attore si esibisce in un monologo di 5 minuti - prendendolo straordinariamente per i fondelli - accanto a uno Zeman seduto e avvolto dalla nuvola del fumo delle sue sigarette. Imperturbabile all'estremo: Zeman solitamente parla pochissimo e per di più pianissimo. Imperturbabile, ogni tre parole una sentenza. La sua presenza è annunciata dal fumo e dall'odore delle sigarette.

"Sai, simpatia? - dice lo sciroccatissimo Frengo - Siamo rimasti soli io e te. Ormai Baiano vende figurine nel piazzale della squadra del Birmingham e Signori si compra tortellini a Bologna, si è imborghesito. Gli altri hanno tutti rischiato il centro di recupero".

"Il mondo non ti capisce, il mondo non sa che quando la tua squadra prende un gol non è un errore della tua squadra o di una tua tattica, ma è una maleducazione della squadra avversaria. Perché noi viviamo in un mondo volgare".

"Il mondo non capisce che la classifica è un modo profondamente sbagliato di misurare il valore delle squadre. Primo, secondo, terzo, quarto ma che cosa vuol dire? Quello che conta sono i sentimenti. Tu hai sempre insegnato ai tuoi giocatori che fermare l'avversario è sleale, così distruggi il gioco, è un'offesa alla bellezza del calcio. Tu giochi sempre con lo stesso modulo: 6 attaccanti, 2 centrocampisti e in difesa due assistenti degli attaccanti avversari. E così ti hanno mai capito. Sei troppo avanti, tu sei più avanti di Lou Reed". Zeman continuava a fumare, straordinariamente muto e con un sorriso beffardo.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 02 settembre 2021 alle 22:04 / Fonte: larepubblica.it
Autore: Redazione 1 TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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