Sono già 40 i comuni della Basilicata che hanno aderito all’Associazione Culturale “Pro Salvia per Giovanni Passannante”; ogni comune dovrebbe dedicare una via all’anarchico di Salvia che il 17 novembre del 1878 tentò di uccidere a Napoli il re Umberto I. Come è noto, il tentativo del regicidio fu la causa del cambio del nome del paese da Salvia a Savoia di Lucania. Sono questi alcuni dei dati salienti emersi dal Terzo appuntamento previsto dal “Progetto Passannante in Itinere” svoltosi nell’Aula Consiliare del Comune di Brienza. Nato a Salvia il 19 febbraio 1849 ma trasferitosi per lavoro a Salerno, il giovane “salviano” non disdegna la lettura di libri e giornali che lo spingono verso le idee repubblicane e anarchiche. Il suo sogno? Una Repubblica Universale per garantire a tutti condizioni migliori di vita e di lavoro; una pensione per i vecchi e per i disabili, un assegno per le donne incinte, il diritto allo studio.
Il 17 novembre 1878, a Napoli, Giovanni Passannante segnerà i destini di Salvia. Poco dopo le due del pomeriggio, alla stazione ferroviaria arriva Umberto I di Savoia. Tanti napoletani lo aspettano e lo applaudono. Al grido di “Viva Orsini! Viva la Repubblica Universale” il cuoco lucano si lancia con il coltello in mano verso la carrozza in cui si trova il re ma riesce a ferirlo solo lievemente. Più grave la ferita a una gamba riportata dal presidente del consiglio Benedetto Cairoli, seduto di fronte al sovrano. Giovanni Passannante viene arrestato, torturato perché svelasse una inesistente congiura, processato e condannato a morte. La sentenza viene commutata nei lavori forzati a vita. Quando il 14 febbraio 1910 Passannante muore nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino dove era stato trasferito dal penitenziario di Portoferraio, il corpo viene decapitato e il cadavere sepolto nel locale cimitero. Il cranio e il cervello vengono esposti al Museo Altavista di Roma fino al 10 maggio 2007 quando vengono trasferiti nel paese natio per essere seppelliti nel cimitero locale. Il cambiamento del nome di Salvia in Savoia di Lucania deciso subito dopo il tentativo di Passannante, fu ufficializzato l’anno successivo.
Nel corso dell’incontro di Brienza, oltre alla presidente dell’Associazione, Lina Argia Passannante, e al vice, Giuseppe Salvatore, sono intervenuti il sindaco Raffaele Collazzo; il giornalista Giuseppe D’Amico, il prof. Ferdinando Dello Iacono, l’avvocato Antonio Pepe; il prof. Giuseppe Amodeo e il magistrato Cataldo Collazzo. In particolare, Lina Argia Passannante e Giuseppe Salvatore hanno tracciato un bilancio dell’Associazione, nata del 1986, annunciando che pur tra le difficoltà incontrare si andrà avanti per ridare al paese il nome originario di Salvia. Gli altri relatori hanno analizzato la vicenda di Passannante sia sotto l’aspetto umano che sotto l’aspetto giudiziario.
Il giornalista Giuseppe D’Amico ha manifestato dubbi sul fatto che il cambiamento del nome del paese non sia stato frutto di una richiesta dei Salviani, bensì di una imposizione calata dall’alto. Del resto, sono in molti a pensarla diversamente rispetto alla versione ufficiale, e più di tutti l’editore Giuseppe Galzerano, autore nel 1997 di un corposo volume di 670 pagine. Il prof. Ferdinando Dello Iacono e l’avvocato Antonio Pepe hanno analizzato, rispettivamente, la vita e la vicenda giudiziaria di Passannante: l’anarchico è da considerarsi un pazzoide o un comune delinquente? Niente di tutto questo: è stato vittima del sistema e della denegata giustizia. Probabilmente, se le norme fossero state applicate correttamente il suo destino sarebbe stato diverso. Da parte sua il prof. Giuseppe Amodeo ha insistito sulla necessità di continuare a lottare per ridare dignità a Giovanni Passannante. Di rilievo l’intervento del magistrato Cataldo Collazzo il quale, dopo avere escluso la possibilità di riaprire il processo (richiesta che pure era stata ipotizzata in precedenza) ha sostenuto che bisogna contestualizzare la vicenda anche dal punto di vista amministrativo del territorio: il sindaco Parrella che andò ad incontrare il re a Napoli per porgergli la scuse dell’intero paese, quale cultura aveva? Non dimentichiamo che all’epoca, avevano diritto al voto solo coloro i quali sapevano leggere e scrivere e raggiungevano un certo reddito.
E a Salvia la percentuale dei votanti si aggirava intorno al 5 per cento. Quindi, il sindaco Parrella era il rappresentante di una minuscola parte del già piccolo paese. A conclusione dell’incontro il vice presidente dell’Associazione, Giuseppe Salvatore, dopo avere affermato che nel 2026 l’Associazione celebrerà i primi 40 anni di attività, ha ricordato che “quando nel 2007 il teschio e il cervello di Giovanni Passannante fecero ritorno a Salvia per essere sistemati nel cimitero di Savoia di Lucania, non tutti erano d’accordo; tutto avvenne in piena segretezza e solo per caso ne venimmo a conoscenza”. Da parte sua la presidente Lina Argia Passannante, ha ringraziato i presenti ed i relatori per il contributo offerto al dibattito ed ha sostenuto con amarezza che “non tutti credono nella battaglia dell’Associazione. Forse i tempi non sono maturi, ma noi non ci fermeremo e andremo avanti con la massima determinazione per il recupero della memoria di Giovanni Passannante”. Quindi, ha ricordato le tappe del progetto che prevede dieci incontri in altrettanti comuni. Dopo Sant’Angelo le Fratte, Satriano di Lucania e Brienza queste le tappe rimanenti Tito (5 aprile), Sasso di Castalda (12 aprile), Picerno (3 maggio), Balvano (17 maggio), Vietri di Potenza (7 giugno), Potenza (20 giugno), e Savoia di Lucania (29 giugno). Ad ogni incontro parteciperanno amministratori, storici e studiosi che si sono occupati della vicenda di Giovanni Passannante.
Autore: Redazione
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