Dopo la sconfitta casalinga per 4-2 contro il Benevento, sulla città di Cerignola è calato un silenzio strano, quasi sospeso. L’atmosfera, più che da fine stagione, è quella di una profonda riflessione collettiva. Una miscela di meraviglia, delusione e speranza, che va ben oltre il risultato sul campo. Perché, in fondo, il calcio – si sa – è spesso metafora della vita. La meraviglia nasce dall’imprevisto. Nella giornata dichiaratamente “PRO Audace”, che ha riportato sugli spalti anche i tifosi più discontinui, ci si aspettava un Cerignola travolgente, trascinato dall’entusiasmo della città. E invece, la squadra di mister Raffaele ha messo in scena una delle prestazioni meno brillanti dell’intero campionato. Una prova opaca che ha lasciato spiazzati persino i supporter più affezionati, quelli abituati a sostenere i gialloblù anche nelle giornate più dure.

La delusione, invece, ha colpito soprattutto chi sognava una promozione diretta, già pronta a salire sul “carro del vincitore”. Ma a questi tifosi servirebbe forse una pausa di consapevolezza: essere arrivati fino a questo punto della stagione è già un traguardo storico per la città e per la società. E comunque, abbandonare lo stadio al 70’ perché il risultato non è dei migliori, non è da veri tifosi. Chi ama una squadra, come in una promessa nuziale, lo fa “nella buona e nella cattiva sorte”. Ma è la speranza a tenere vivo il fuoco della passione. Quella di chi guarda avanti, verso una fase decisiva come quella dei playoff. Un nuovo inizio, una seconda chance per giocarsi il sogno della Serie B. Sì, sarà un cammino più lungo e tortuoso, ma a volte è proprio percorrendo la strada più difficile che si scopre la vera essenza della vittoria.

La tifoseria cerignolana è variegata, come la società in cui vive: c’è il disfattista e il sognatore, il realista e il fedelissimo, il voltabandiera e l’ottimista ad oltranza. Eppure, solo chi ha vissuto il Cerignola dei campi polverosi della Promozione, può apprezzare davvero il valore di una partita in Serie C giocata sotto i riflettori di uno stadio gremito. Il calcio è specchio della comunità, e la comunità cerignolana deve ancora crescere nella capacità di sostenere, valorizzare, costruire. Chi volta le spalle allo sport quando le cose si fanno difficili, spesso è lo stesso che ignora o sminuisce le tante realtà virtuose presenti in città, siano esse sportive, culturali o sociali.

Cerignola è una città che si accende facilmente, ma altrettanto facilmente si spegne. Qui più che altrove, l’adagio “Nemo profeta in patria” trova terreno fertile. Forse allora è proprio dai gialloblù che dovremmo imparare qualcosa: l’umiltà nei momenti difficili, la resilienza quando tutto sembra perduto, e la forza di rialzarsi, sempre. La stagione non è finita. Il sogno è ancora vivo. E se il calcio è davvero metafora della vita.

Sezione: Le avversarie / Data: Gio 17 aprile 2025 alle 17:38 / Fonte: statoquotidiano.it
Autore: Redazione
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