Dopo la scossa di 4.2 di martedì 18 marzo con epicentro a 6 km da Vaglio Basilicata, cresce la preoccupazione nel capoluogo lucano. Il sisma, percepito in tutta la Regione e in Puglia, non ha causato particolari danni a cosa e/o persone. "Quello di Potenza non è un terremoto inatteso - ha dichiarato l'esperto sismologo dell'INGV Gianluca Valensise sul portale MeteoWeb - I potentini sentono spesso terremoti, anche con epicentro vicino alla città come quello odierno (ieri, ndr)."

5 MAGGIO 1990, UN TERREMOTO PARTICOLARE. Sempre su MeteoWeb, l'esperto sismologo dell'INGV ha voluto ricordare il sisma del 5 maggio 1990 che colpì proprio Potenza. "Sicuramente alle persone più avanti in età la scossa di oggi (ieri, ndr) ha ricordato la sequenza sismica di maggio 1990 che è durata oltre un anno. È stato un tipico sciame sismico, da manuale, con una magnitudo massima intorno a 5 dopo una serie di scosse piccole o molto piccole per un lungo periodo che può durare mesi o addirittura anni. Quello fu un terremoto particolare da cui abbiamo imparato molto, perché fu un terremoto trascorrente, in cui cioè non c’è né un allungamento né un accorciamento, ma un movimento relativo di due blocchi crostali sul piano orizzontale: un meccanismo analogo a quello della famosa faglia di San Andreas, che però è enormemente più lunga di quella di Potenza“.

NEL 1990, IL TERREMOTO TRASCORRENTE. “Noi in Italia lo abbiamo scoperto proprio con il terremoto del 1990 a Potenza, e poi lo abbiamo rivisto a San Giuliano di Puglia nel 2002: abbiamo imparato sotto l’Appennino meridionale esistono strutture sismogenetiche orientate circa est-ovest, trascorrenti e profonde. In sostanza è come se ci fossero due tettoniche attive: una sotto, a profondità di 15-25 km, e una sopra, più vicina alla superficie. Al “piano di sotto”, chiamiamolo così, dove s’è verificato il terremoto di Potenza del 1990, abbiamo i terremoti trascorrenti. Al “piano di sopra” troviamo invece la tettonica tipica dell’Appennino, che è estensionale e ha generato, ad esempio, il grande terremoto del 1980 in Irpinia. È come se ci fossero due meccanismi che si sovrappongono e che tra di loro in qualche misura si ignorano. Al “piano di sotto” registriamo la spinta della placca Africana verso la placca Europea; al “piano di sopra” invece vediamo quello che succede come effetto della costruzione dell’edificio Appenninico; capire come possano coesistere questi due mondi parzialmente indipendenti è complicato anche per noi. Questa sovrapposizione genera terremoti di natura e tipologia differente per il meccanismo focale: quelli del piano superiore sono terremoti estensionali, quelli del piano inferiore sono trascorrenti. Quelli di sopra hanno magnitudo più forti rispetto a quelli di sotto, almeno nei tempi recenti, nell’ultimo secolo. Ma dalla storia è difficile capire se un terremoto antico si è originato sopra o sotto“.

LA SPERANZA DI VALENSISE: TERREMOTI PROFONDI IN MODO DA NON PROVOCARE DANNI. “Certo, i terremoti profondi fanno meno danno proprio per la profondità in sé, anche se vengono avvertiti a distanze molto più vaste perché le onde sismiche si propagano maggiormente nello spazio mentre risalgono verso superficie e disperdono l’energia. Il terremoto di Potenza del 1990 fu avvertito in tutto il Centro/Sud ma non ha fatto danni seri neanche nell’area epicentrale, proprio perché era profondo. Al contrario, i terremoti causati dalle faglie estensionali – o normali –  sono più superficiali e quindi fanno danni maggiori nelle zone epicentrali, anche se vengono avvertiti a distanze di gran lunga minori. Diciamo che un terremoto profondo difficilmente farà danni gravi ma sicuramente sveglierà moltissime persone; al contrario, un terremoto superficiale può essere molto più dannoso nella zona epicentrale, ma tende a propagarsi a minor distanza. La speranza è che i terremoti siano sempre profondi affinché non ci siano conseguenze in termini di danni; il fatto poi che i cittadini li avvertano anche a grandi distanze non è un elemento negativo, anzi; aiuta la comunità a ricordare che nel mondo ci sono anche i terremoti, e quindi a tenere sempre viva la necessaria consapevolezza su questo tema”.

NESSUN COLLEGAMENTO CON I CAMPI FLEGREI. "Questi terremoti non hanno nulla a che fare con quello che sta succedendo ai Campi Flegrei. Quello è un mondo a parte, sono scosse legate al complesso vulcanico e non risentono di quello che succede in altre zone. C’è una dinamica locale che li giustifica, quella chiamata comunemente “bradisisma”: il continuo sollevamento di tutta l’area, dovuto alla pressione dei fluidi nel sottosuolo, fa cedere la crosta e crea questi terremoti, che svolgono la funzione ridurre la pressione del sottosuolo, che in prospettiva è un fatto positivo. Non si commetta l’ingenuità di pensare che tutti i terremoti sono collegati, soprattutto se sono delle dimensioni di quelli di cui stiamo parlando oggi: non lo sono, esistono e basta. Sia i vulcani attivi che le faglie attive generano sismicità, fa tutto parte della normalità. Non ha alcun senso scientifico forzare collegamenti che non esistono”.

Sezione: L'Eco di Potenza / Data: Mer 19 marzo 2025 alle 16:57 / Fonte: Dichiarazioni MeteoWeb
Autore: leov / Twitter: @tuttopotenza
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