Venti indizi, fanno una sentenza: questo Messina non basta. La sconfitta di Potenza presenta i tratti comuni della stagione dei giallorossi, con sprazzi di calcio intervallati da errori grossolani, evidenti cali di concentrazione e scelte non sempre condivisibili. Soluzioni? Chiedere a Sciotto.
LE DUE FACCE – Quanto visto al Viviani non può essere buttato via del tutto. Il Messina si presenta con un approccio volitivo, tiene la linea alta e contrasta forte in mezzo. Tridente pesante per attaccare profondità e spazi, il tutto a un ritmo forte per costringere il Potenza a forzare le giocate. L’altra faccia della medaglia, però, racconta di una fase di non possesso non così brillante, soprattutto quando il pallone viene perso. Giallorossi che faticano nel leggere preventivamente e le scalate sono tutte in ritardo. Così, viene fuori un primo tempo dove si sprecano le occasioni da rete. Il Potenza sbaglia di tutto – Caturano il più incredibile -, mentre il Messina sbatte su Alastra. La formula scelta da Modica (voto 5,5) pare funzionare: in difesa il rischio resta alto, ma la quantità di azioni da rete create non può far altro che tramutarsi in gol. Infatti, il Messina passa abbastanza presto e lo fa grazie al suo miglior giocatore in assoluto: Luca Petrungaro. La rete che sblocca la partita è bellissima, ma che la sua giornata fosse ispirata lo racconta il tacco con cui in precedenza aveva aperto la strada a Frisenna per concludere. Nel deserto giallorosso, quindi, Petrungaro è davvero l’unica oasi rimasta carica d’acqua. Svaria, punta l’uomo, si raccorda coi compagni e va perdonato per le volte in cui si lascia andare in cocciute azioni personali. Nel gol del Viviani c’è grande tecnica e lucidità, perché quando Frisenna gira il pallone messo dentro da una rimessa laterale, lui è pronto nel capire che con uno stop a seguire si sarebbe liberato di Sciacca e sarebbe stato pronto per calciare. Pensato e fatto. Una rete che prova a coprire il resto, perché – come detto – il Messina dietro balla. Il Potenza gioca a prendere la mira, ma la quantità di occasioni che la squadra di De Giorgio spreca è altissima. Insomma, il buon primo tempo del Messina lo è solo in una fase. Almeno in parte, perché comunque arriva una sola rete e tante altre azioni potenziali vengono buttate vie da micro-errori in fase di costruzione. Corridoi, palloni persi dagli avversari, passaggi in ritardo, c’è tutto per dare ai giallorossi l’occasione del raddoppio. Però, c’è anche la concreta certezza che difficilmente si potrà tornare a casa con la porta inviolata.
IL SOLITO CROLLO – Forse Modica ne è consapevole, infatti l’inizio della ripresa spiega che il Messina vuol giocare un’altra partita: più accorta e votata al contropiede. Che quasi funziona, perché Cominetti – scelta a sorpresa che non gioca neanche male – trova Petrungaro per raddoppiare: Alastra chiude porta e partita del numero 11. Sì, perché Modica non concede nemmeno un’ora piena di gioco al suo calciatore migliore: fuori al 13′ della ripresa, dentro Pedicillo. Scelta che col senno di poi è facile da bocciare, ma già al momento dell’alzata della lavagnetta del cambio lo stupore era parecchio. Continuità nel chiudere presto le partite di Petrungaro, come se Modica avvertisse che il suo attaccante non possa dargli – fisicamente e/o tatticamente – una prestazione completa per 90′. Chissà, intanto il campo dice che il Messina perde spunto offensivo e non si fa più vedere dalle parti di Alastra. Anatriello non è in partita, Pedicillo non ci entra e Cominetti – seppur volenteroso – non può far molto più di quello che fa. L’altra faccia della medaglia torna sulla scena, perché se il Messina si abbassa significa che il Potenza si alza. La squadra di De Giorgio non può sbagliare per sempre, soprattutto se il Messina ci mette del suo. Sulla rimessa laterale di Rillo c’è Erradi tutto solo a sinistra, con Lia rimasto fermo sul limite a lamentarsi di una botta. Quando il terzino si accorge del buco torna attivo, ormai tardi perché l’ex Juve Stabia ha visto il movimento a ricciolo di Rosafio e lo serve: sinistro che Manetta tocca e il Messina si spegne. Buio totale. La partita dei giallorossi finisce lì, con in più l’aver perso Modica: espulso per proteste, dopo aver lamentato un fallo di mano nell’azione precedente alla rimessa che ha portato al gol. Pare tutto un po’ forzato, magari serve per risvegliare tutti e farsi sentire. Non funziona, perché i giallorossi hanno staccato la spina e Schimmenti umilia di finte la retroguardia fino a seminare Manetta per servire Castorani. Alla fine la vittoria del Potenza è meritata, perché le partite durano 90 e più minuti e non ci si può accontentare di venti minuti fatti bene e di un’altra mezz’ora combattuta. Questo, però, è il difetto che lega tutti i Messina della stagione. Figlio di una rosa fragile, mediocre in alcuni profili, inesperto in generale e completamente da rifondare.
FUTURO – Ecco, questo è l’argomento che diventa centrale. Il Messina chiude il 2024 al terzultimo posto, con ben 10 sconfitte in 20 partite e con penultima difesa e quintultimo attacco. Numeri che raccontano alcune verità. Sulla qualità della rosa, sulle scelte fatte, sulla gestione di Modica ci siamo ripetuti troppe volte; non è più il tempo in cui siamo noi a dover sentenziare. Il tecnico – nella conferenza pre partita – è stato sincero nel passaggio in cui ha rivelato di aver chiesto a Sciotto di essere esonerato per potersi accasare altrove in caso di offerte. Una voce del regolamento valida fino al 20 dicembre, quindi decaduta. Sciotto ha posto il veto. Una scelta. Che automaticamente diventa incarico di dover sistemare le cose. Ma come? Col mercato? Perché del presidente non vi è traccia, con dichiarazioni si intende, così non è certo che Sciotto voglia davvero investire come accaduto due stagioni fa. Modica ha detto che senza gli interventi necessari sarà costretto a lasciare, stavolta davvero, ma di essere stato rassicurato in merito. Pavone è andato via, non ci sono rumors su nuovi possibili ds e Costa pare vicino alla promozione da direttore di non si sa cosa a sportivo. Si spera sia già al lavoro, allora, dato che il Messina necessita di operazioni in serie e già avviate. Sì, al fischio finale del Viviani doveva essere chiaro a tutti chi avrebbe continuato a far parte del gruppo e chi no. Inoltre, serviva aver individuato le aree in cui agire e anche qualche nome. “Quanta fretta!”, penserà qualcuno. Eh no… perché Logiudice – due anni fa – passò il Natale a rifare il Messina, tanto che Fumagalli esordì alla ripresa con la Virtus Francavilla e Kragl fu decisivo alla seconda a Viterbo. Insomma, il mercato del Messina è già in ritardo. Serve agire adesso. Nel caso in cui non si abbia la forza o la voglia di finanziare la rivoluzione, però, sarebbe gradita comunicazione. Sì, qui dobbiamo rivolgerci direttamente a Pietro Sciotto: metta da parte questo personaggio sospeso tra il deluso, il disilluso e l’offeso, torni a parlare e riveli i reali piani per il futuro del Messina. Non si affidi a comunicati in cui definisce “importanti” gruppi interessati e altre amenità simili. Il tempo dei patti di riservatezza e delle sceneggiate è terminato da tempo, occorre lucida chiarezza e verità. Se mai si trovasse qualcuno interessato a rilevare il club – e ribadiamo, senza che a Sciotto resti in tasca chissà quanto – l’operazione deve essere conclusa immediatamente. Se così non fosse, allora si presenti di fronte alla gente (noi siamo solo un tramite) e riveli quali passi verranno fatti. Anche ammettere di non voler più investire nel club andrebbe bene, perché mai come questa volta il primo bisogno è quello di verità.
Autore: Redazione
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