Una squadra, il Taranto, che viene esclusa, anzi no, per ora non gioca poi si vedrà. L’altra, la Turris, che rischia di fare la stessa fine. Calciatori senza stipendio, penalizzazioni à gogo, classifiche infarcite di asterischi che cambieranno in base a quali e quante squadre saranno escluse. La Serie C è semplicemente un campionato falsato. E i dirigenti che ne sono responsabili, dalla FederCalcio alla Lega Pro, dovrebbero vergognarsene.
La vicenda più eclatante è quella del Taranto, che avevamo già raccontato nelle scorse settimane: una società in crisi ancora prima che iniziasse la stagione, che in una competizione seria non avrebbe dovuto proprio partecipare. Adesso la vicenda sembra volgere al termine, dopo che la Procura federale ha notificato la chiusura delle indagini a seguito della scadenza del mese di febbraio: se fosse confermato il mancato pagamento, il secondo di fila, sarebbe inevitabile la radiazione. La Lega del presidente Marani, che per mesi ha permesso lo scempio di ragazzini mandati in campo allo sbaraglio (senza più titolari, gli jonici hanno perso le ultime 14 gare consecutive incassando 52 reti), si è svegliata e ha disposto il rinvio a data da destinarsi del prossimo match contro il Crotone. Il provvedimento prelude all’esclusione, perché senza le dovute rassicurazioni sul fatto che il Taranto non torni più in campo sarebbe l’ennesimo autogol. E anche se ufficialmente non si può dire nulla, non è affatto escluso che queste rassicurazioni siano arrivate in via ufficiosa, nella scandalosa contiguità fra organi di controllo e istituzioni politiche che esiste nel sistema calcio italiano. Da capire se la società, che è appena passata di mano, deciderà di arrendersi o presenterà ulteriori ricorsi col rischio proprio di bloccare il campionato.
Per ora giocherà invece regolarmente la Turris, che si trova in una situazione simile a quella del Taranto, ma tecnicamente più ingarbugliata, e per cui ancora non si sono concluse le indagini. Il paradosso è che fino a quando non verranno definite le due situazioni, la classifica è inattendibile: il vantaggio della capolista Audace Cerignola può passare da 5 a 3 punti sull’Avellino a seconda che vengano esclusi soltanto i pugliesi o anche i campani. Mentre in coda squadre che davano per scontata la salvezza o comunque l’accesso ai playout (in particolare Messina e Casertana) si ritroverebbero all’improvviso ad un passo dal baratro. Roba da portare tutti in tribunale. Se il Girone C è completamente falso, le cose non vanno troppo meglio negli altri gruppi. La Lucchese, che si sta orgogliosamente giocando la salvezza, va avanti da settimane senza stipendi, sostenendo le trasferte con mezzi propri, è già stata ceduta due volte tra gennaio e febbraio e adesso si parla di un terzo passaggio di proprietà nella speranza di arrivare a fine stagione. Complessivamente, su 57 squadre (se togliamo le Under 23 di Atalanta, Milan e Juventus, che con le loro peculiarità rappresentano un’altra variabile che condiziona la regolarità del torneo), 8 sono state già penalizzate (e alla conta mancano le sanzioni che saranno comminate per l’ultima scadenza).
È un film già visto, che si ripropone in maniera più o meno drammatica da anni. Stavolta nel Girone C abbiamo proprio toccato il fondo. E questo dimostra per l’ennesima volta che 60 squadre sono troppe, il tessuto economico del Paese proprio non le regge. Che i requisiti per le iscrizioni e le garanzie evidentemente non sono sufficienti, se tutti gli anni ci sono club che faticano o proprio non arrivano a concludere la stagione, alterandone la regolarità. Che non ci sono abbastanza controlli sulle proprietà, visto che ogni volta che una squadra entra in difficoltà puntualmente cominciano ad aleggiare avventurieri e cordate misteriose intorno ai cadaveri delle società. Insomma, che la Serie C così è una farsa e andrebbe completamente riformata, come del resto la Serie A e la Serie B. In una situazione del genere, i responsabili dovrebbero prendersi la responsabilità, magari dimettersi. Marani fa spallucce. Il presidente federale Gravina, che pure lo ha piazzato al vertice della Lega Pro, adesso tuona che il sistema non è sostenibile (bella scoperta!) e la riforma dei campionati “andava fatta ieri”. Indovinate chi c’era alla guida del calcio italiano ieri, e pure avantieri.
Autore: Redazione
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